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Metano: l’inutile dorsale pagata dai sardi

Nel corso del convegno di Sassari di venerdí scorso 24 maggio, il WWF, Italia Nostra, i comitati, i ragazzi di Fridays For Future e gli esperti presenti hanno messo in luce le criticità del sistema energetico isolano basato essenzialmente sulle energie di origine fossile e hanno avanzato proposte alternative e concrete perché la Sardegna abbandoni le energie fossili e diventi la prima regione europea Zero CO2. La realizzazione di un’inutile, obsoleto e costoso metanodotto il cui costo – emerge in queste ore – dovrà essere pagato nelle bollette dei sardi dimostra ulteriormente che questa fonte fossile costituirebbe non solo una nuova servitù energetica per la Sardegna, ma non porterebbe alcun beneficio economico in quanto non ci sarebbe alcuna riduzione del costo delle bollette di famiglie e imprese. Come abbiamo avuto modo di denunciare in diverse occasioni, il progetto di metanodotto, non chiarisce quale sia la capacità di trasporto annuo e quali siano stati i criteri che hanno portato al dimensionamento della condotta principale, delle sue derivazioni e delle opere accessorie. Insomma un progetto carente sotto l’aspetto della valutazione complessiva dei potenziali impatti cumulativi sulle diverse matrici ambientali e che potrebbe rivelarsi l’ennesimo miraggio, dopo quello industriale che ha lasciato sulla martoriata terra di Sardegna inquinamento, malattia e disoccupazione. In Sardegna si produce un surplus energetico di circa il 35% (Fonte Terna, produzione 2017: 12.335 GWh; consumi 8.426 GWh ) che viene esportato, ma con i costi ambientali e sanitari scaricati sulla Sardegna e sui cittadini visto che quasi l’80% di questa produzione avviene con carbone e derivati dal petrolio altamente inquinanti e climalteranti. Il metano non risolverebbe queste criticità, si tratta infatti di una fonte fossile di transizione che non costituisce il futuro prossimo ma che manterrebbe la Sardegna in una dimensione di inesorabile arretratezza e sudditanza al mercato internazionale dei combustibili fossili come già avviene per petrolio e carbone. Le associazioni ambientaliste propongono che i finanziamenti finalizzati alla metanizzazione della Sardegna siano dirottati verso soluzioni alternative, concrete e attuabili per la Sardegna, basate essenzialmente sul risparmio e sull’incremento dell’efficienza energetica e la produzione distribuita e condivisa di energia da fonte rinnovabile seguendo le strategie per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU e quella nazionale del 2017.

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