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“La dorsale gas in Sardegna non è sostenibile economicamente”. Dare voce alle alternative

Anche Italia Nostra Sardegna e i Sindacati di Base sardi contrari alla dorsale gas. Mentre Italgas illustra i vantaggi del gas per i cittadini, va detto che questi potrebbero non allacciarsi alla rete. Le alternative: comunità energetiche, elettrificazione e rinnovabili.

RSE in un suo documento di agosto aveva spiegato la non convenienza tecnica-economica della dorsale gas in Sardegna.

Lo studio indipendente, commissionato da Arera, indicava alcune opzioni sull’adeguamento infrastrutturale del sistema energetico della Regione e le sue conclusioni, in sintesi, riportavano che “l’elettrificazione resta comunque la strada più coerente con le politiche di decarbonizzazione sull’orizzonte di lungo termine dal 2050, insieme allo sviluppo dell’idrogeno ‘verde’ per l’alimentazione degli usi non elettrificabili e per la gestione dell’overgeneration da fonti rinnovabili”.

Dopo la condivisione dello studio e delle conclusioni di RSE da parte delle grandi associazioni ambientaliste (Greenpeace, Legambiente e Wwf), anche Italia Nostra Sardegna e i Sindacati di Base USB Sardegna e Cobas Cagliari hanno indicato di recente le loro motivazioni sulla valutazione dei Piani decennali di sviluppo di trasmissione elettrica e di trasporto gas, prevista entro la fine di quest’anno, sottolineando la loro contrarietà all’opera.

Tornando alla nota di Italia Nostra Sardegna, Cobas Cagliari e USB Sardegna, si evidenziano diversi aspetti condivisibili e delle criticità nel rapporto della società RSE.

Tra gli aspetti condivisibili dello studio secondo le organizzazioni c’è ovviamente quello della necessità di un intervento di ammodernamento delle infrastrutture elettriche isolane, che non sarebbero in grado oggi di rispondere alle nuove esigenze di produzione e di consumo della Sardegna.

Si mette in evidenza che la dorsale gas non è sostenibile economicamente se si analizzano i consumi previsti e ai ridotti tempi di recupero dei costi di installazione dell’infrastruttura. “Un dato – sottolineano le organizzazioni – che è stato acquisito anche dal governo italiano che ha definitivamente bocciato l’ipotesi di realizzare l’infrastruttura”.

Anche se, va ricordato, il progetto relativo alla dorsale per il tratto Sud ha già ottenuto la firma del Ministro all’Ambiente Sergio Costa, sulla base del parere positivo della CTVIA, una commissione tecnica di verifica esterna al ministero.

Un provvediamento, quello del ministro, che non possiamo considerare positivamente, visto che insistono sull’opera molti impatti ambientali, la cui soluzione viene di fatto demandata solo alla fase successiva di progettazione ed esecuzione, dove però il procedimento non sarà più ad evidenza pubblica.

Importante è invece strategicamente l’elettrodotto Tyrrhenian Link chiamato a svolgere la funzione di garanzia per la sicurezza e la stabilità di esercizio della rete piuttosto che lo scambio di rilevanti quantità di energia.

Nell’ambito dei settori residenziale e terziario e in moltissime parti della Sardegna l’elettrificazione negli usi finali, anche in ottica di decarbonizzazione, è dunque la soluzione migliore. Anche nell’industria di piccole dimensioni sarebbe molto conveniente. Si sta parlando di tutte le aree dove non sono stati avviati i lavori per la realizzazione di reti di distribuzione gas, cioè pari ai due terzi dei Comuni della Sardegna.

Le organizzazioni parlano di “assoluta inaffidabilità delle proposte (avanzate anche dalla SNAM) di utilizzo della rete del gas per il trasporto dell’idrogeno, confermata anche da recenti report internazionali (vedi IRENA)”.

Italia Nostra Sardegna, Cobas Cagliari e USB Sardegna mettono anche in luce dei dubbi e criticità sulle conclusioni dello studio RSE.

In particolare, affermano che c’è una sottostima dello sviluppo delle rinnovabili in Sardegna (aspetto che andrebbe rivisto nel PNIEC). Scarsa è inoltre l’analisi sulle potenzialità della riduzione dei consumi e dell’efficientamento energetico degli edifici.

In aggiunta, si spiega, che non sono state valutate le problematiche economiche e sociali derivanti dal riavvio degli impianti industriali energivori: “è mancata l’analisi dell’incidenza del riavvio di questi impianti rispetto ai maggiori costi energetici sull’economia isolana e gli effetti indiretti nell’ambito della politica di neutrality climate europea per il 2050 e ai costi derivanti dalle bonifiche ambientali conseguenti alla ‘nuova’ industrializzazione, oltre che alle negative ricadute sanitarie e sociali a carico della comunità”.

Nel report RSE non viene poi analizzata l’opzione zero necessaria per ipotizzare lo scenario possibile senza la realizzazione delle infrastrutture per la metanizzazione della Sardegna.

Un altro limite dello studio, ma qui forse si chiedeva troppo a RSE, è quello di non aver preso in considerazione scenari industriali diversi da quelli attuali, “arrivando – dicono – a conclusioni che giustificano il proseguimento di una politica industriale fallimentare, priva di prospettive, che brucia ingenti risorse pubbliche e consuma il futuro”.

Insomma, si chiedono gli autori della nota: se vogliamo la decarbonizzazione sull’isola non possiamo insistere su un’industrializzazione energivora e inquinante come quella sviluppata nel passato.

Intanto ieri, 28 settembre, Italgas ha incontrato i rappresentanti di Federconsumatori, Adiconsum, Adoc, Assoconsum, Unione Nazionale Consumatori e Movimento difesa del cittadino, per illustrare i vantaggi derivanti dal passaggio al gas naturale, oltre che gli adempimenti tecnici necessari per la transizione al metano. Italgas parla di un risparmio “fino al 30% di risparmio in bolletta rispetto alle fonti attualmente in uso”, tutto da dimostrare, aggiungiamo noi.

Secondo Italgas gli interventi programmati di conversione delle reti da gpl a metano riguardano una trentina di comuni che saranno metanizzati tra ottobre e novembre 2020 e il primo semestre del 2021.

Tuttavia, i comuni potrebbero affrancarsi da questa prospettiva. Oggi con la nascita delle comunità energetiche e con l’elettrificazione sempre maggiore dei consumi le reti cittadine del gas diventerebbero inutili, costose e dannose. Cosa potrebbero fare i cittadini e i comuni contrari? Potrebbero decidere di non allacciarsi alla rete, sganciandosi, così, dai conseguenti oneri legati al consumo di gas. Le alternative ci sono.

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